San Marcello 29/09/2023 – Intervento all’incontro su “I Disturbi del Comportamento Alimentare: la cura di un’epidemia sociale”.
Vengo a parlarvi, in conclusione di questo incontro in cui si è fatto un po’ il punto sullo stato dell’arte dei percorsi di cura, sulle difficoltà ma anche sui meriti, sulle cose riuscite, sull’impegno sempre presente da parte di tutti gli attori in campo per affrontare questa piaga sociale, questa epidemia appunto come recita il titolo e come abbiamo sentito dalle descrizioni e dai numeri presentati dai colleghi, vengo a parlarvi di quello che è il ruolo e il posto degli Enti del Terzo Settore che, come Associazione Heta, rappresentiamo qui e al tavolo di coordinamento regionale.
Siamo qui come referenti del terzo settore al coordinamento regionale per i disturbi alimentari e rappresentiamo al tavolo le associazioni che a vario titolo si interessano dei disturbi alimentari nelle Marche. Nostro obiettivo è far si che venga data voce a tutti gli attori in campo e che si possa superare, prima o poi, la distinzione tra pubblico e privato sociale per costruire una rete realmente operativa nel campo dei disturbi alimentari.
Il mio contributo di oggi verterà principalmente su quella che è la novità e per alcuni il traguardo che i disturbi alimentari hanno ottenuto entrando a far parte dei LEA, i livelli essenziali di assistenza. Quali sono le origini di questo e quali le possibili conseguenze.
Non celebriamo la giornata del fiocchetto lilla perché non dividiamo le persone per colore o per presunta patologia, e chiunque svolga un lavoro clinico sa perfettamente che o si ascolta il disturbo o si ascolta l’essere umano che c’è dietro.
Non abbiamo organizzato eventi per il fiocchetto lilla perché si sta rischiando di fare di una causa propria la propria causa, ed è irresponsabile per chiunque si occupi di dolore umano assecondare questa deriva verso un altro, ennesimo, ideale.
Quando una persona di fronte a noi soffrirà di un qualcosa, faremo di tutto perché se ne occupi, ma non gli consiglieremo mai di celebrarlo.
Laboratorio di riflessione e approfondimento sui disturbi alimentari.
Il Centro Heta e l’Associazione Fort-Da hanno dato vita a DAMA, una rete di comunicazione, studio e trattamento dei disturbi dell’alimentazione di orientamento psicoanalitico. Il gruppo di lavoro ha alla base la psicoanalisilacaniana e orienta la sua politica e la sua clinica a partire dall’etica.
Considerazioni sulla trasmissione di RAI3: “Fame d’amore”. Come parlare dei disturbi alimentari?
C’è un troppo nelle parole e nelle immagini di certi prodotti televisivi che circolano ultimamente relativamente ai disturbi alimentari. Prendiamo a spunto la serie intitolata “Fame d’amore” trasmessa da RAI 3 in seconda serata e che è ora alla sua seconda edizione. Non è l’unico prodotto televisivo sul tema, ma certamente quello più studiato per sensibilizzare il pubblico a comprendere cosa “sta dietro” un disturbo alimentare come l’anoressia, la bulimia, l’obesità, il disturbo d’alimentazione incontrollata e tutte le altre forme di disagio psichico che si manifestano attraverso il cibo.
“Lei cercava di vedere se stessa attraverso il proprio corpo. Per questo stava così spesso davanti allo specchio. E avendo paura di essere sorpresa dalla madre, gli sguardi allo specchio avevano il marchio di un vizio segreto. Quello che l’attirava verso lo specchio non era la vanità bensì la meraviglia di vedere il proprio io. Dimenticava che stava guardando il quadro di comando dei meccanismi del corpo. Credeva di vedere la sua anima che le si rivelava nei tratti del suo viso. Dimenticava che il naso non è che l’estremità di un tubo che porta aria ai polmoni. In esso vedeva l’espressione fedele del proprio carattere. Si guardava a lungo e a volte la contrariava vedere sul proprio viso i tratti della madre. Allora si guardava con più ostinazione, cercando con la forza della volontà di cancellare la fisionomia della madre, di sottrarla, così da far rimanere solo ciò che era lei stessa. Quando ci riusciva, era un momento di ebbrezza: l’anima saliva sulla superficie del corpo, come quando un equipaggio irrompe dal ventre della nave, riempie tutto il ponte di coperta, agita le mani verso il cielo e canta”.
Milan Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere, Adelphi, Milano 1989.
I disturbi del comportamento alimentare sono patologie complesse che riguardano solo apparentemente un disagio del corpo e della funzione alimentare, ma hanno piuttosto a che fare con uno stato di malessere e difficoltà profonda della persona.
L’anoressia e la bulimia colpiscono a tutt’oggi prevalentemente il sesso femminile (circa 90%) pur essendo in grande aumento negli uomini. Insorgono nella maggioranza dei casi durante l’adolescenza anche se l’eta’ di esordio della malattia si sta abbassando e, attualmente, si riscontrano sempre più casi nell’infanzia e nella pubertà (anoressia 0.3%, bulimia 1%, altri disturbi 6%).
In Italia si e’ stimato che la prevalenza di anoressia e bulimia, tra le donne di eta’ compresa tra i 15 e 24 anni, e’ di circa 65.300 casi, pari al 1.5% e che l’incidenza e’ di 15 casi per 100.000 abitanti, pari a circa 8.500 nuovi casi all’anno.
Essere orientati dalla Psicoanalisi nella cura dei disturbi alimentari significa innanzitutto mettere al centro della cura il soggetto, il soggetto dell’inconscio per essere precisi, il che significa non considerare il sintomo un deficit o un disfunzionamento.
Nel caso dei disturbi alimentari, non si tratta di normalizzare il comportamento alimentare “disturbato”, bensì porre l’accento sul significato che il sintomo alimentare, nelle sue diverse declinazioni, assume come rivelatore della verità intima del soggetto.
Il Thigh Gap, ovvero il desiderio di avere gambe magrissime che unite non si toccano l’un l’altra, è considerato un fenomeno che rientra nell’ampio spettro dei Disturbi del Comportamento Alimentare.
Questa condizione è considerabile come una forma “moderna” di manifestazione del sintomo anoressico. Per il soggetto questo disagio corporeo nasconde la propria radice in problematiche che andrebbero ricercate al di là dell’immagine corporea.