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DAMA – Disturbi Alimentari Movimento Analitico

Laboratorio di riflessione e approfondimento sui disturbi alimentari.

Il Centro Heta e l’Associazione Fort-Da hanno dato vita a DAMA, una rete di comunicazione, studio e trattamento dei disturbi dell’alimentazione di orientamento psicoanalitico. Il gruppo di lavoro ha alla base la psicoanalisi lacaniana e orienta la sua politica e la sua clinica a partire dall’etica.

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IL TEMPO DELLA CURA: La famiglia tra Crono e cronicità

Per la psicoanalisi la malattia non è solo sofferenza. Il sintomo, piuttosto, è “equivalente di vita”: per quanto sia ripetitivo è anche la porta del nuovo.

Il corpo sfugge, l’io frana e proprio in quell’alterità produce della vita.
Questa posizione radicale cozza con tutto il positivismo scientismo e con l’idea di parte ancora della medicina di una restituito ad integrum e apre alla possibilità  di una cura che mantenga la distinzione tra il “curare”, come intervento sulla malattia e “l’avere cura”, nel senso di occuparsi di qualcuno al di là dell’intervenire sul sintomo che presenta.

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LAVORARE CON I SOGGETTI: deterapeuticizzare

L’orientamento di lavoro di Heta con i soggetti e il ruolo delle figure non medicali nella cura. Intervento alla prima edizione del Festival del Paesaggio organizzato dalla Cooperativa Frontiera Lavoro.

“Cominciamo dalla parola che ho letto sul programma, che ci ricorda quanto sia importante la “desanitarizzazione”, se così possiamo chiamarla, e ci suggerisce anche quanto sia difficile, per il significante terapeutico e per la medicina in toto, farsi da parte una volta che si è entrati in gioco.

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FAME D’AMORE – Dire tutto per dire niente sui DCA

Considerazioni sulla trasmissione di RAI3: “Fame d’amore”. Come parlare dei disturbi alimentari?

C’è un troppo nelle parole e nelle immagini di certi prodotti televisivi che circolano ultimamente relativamente ai disturbi alimentari. Prendiamo a spunto la serie intitolata Fame d’amore” trasmessa da RAI 3 in seconda serata e che è ora alla sua seconda edizione. Non è l’unico prodotto televisivo sul tema, ma certamente quello più studiato per sensibilizzare il pubblico a comprendere cosa “sta dietro” un disturbo alimentare come l’anoressia, la bulimia, l’obesità, il disturbo d’alimentazione incontrollata e tutte le altre forme di disagio psichico che si manifestano attraverso il cibo.

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PREVENIRE È MEGLIO CHE CURARE? DCA e prevenzione

Quando si tratta di affrontare il tema della prevenzione nel campo della salute mentale, e più specificamente dei disturbi alimentari, l’argomento diventa immediatamente complesso e controverso.

La Prevenzione, nel campo della salute pubblica, è oggetto di molta attenzione, di importanti investimenti e di molteplici campagne informative e di sensibilizzazione per le varie patologie a cui possiamo essere soggetti: dalla prevenzione del tumore al seno, alla prevenzione della sclerosi multipla, dalle malattie rare alle leucemie infantili e via dicendo.

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DAI CORPO ALLA TUA IDENTITÀ: lo specchio e l’insostenibile

“Lei cercava di vedere se stessa attraverso il proprio corpo. Per questo stava così spesso davanti allo specchio. E avendo paura di essere sorpresa dalla madre, gli sguardi allo specchio avevano il marchio di un vizio segreto. Quello che l’attirava verso lo specchio non era la vanità bensì la meraviglia di vedere il proprio io. Dimenticava che stava guardando il quadro di comando dei meccanismi del corpo. Credeva di vedere la sua anima che le si rivelava nei tratti del suo viso. Dimenticava che il naso non è che l’estremità di un tubo che porta aria ai polmoni. In esso vedeva l’espressione fedele del proprio carattere.
Si guardava a lungo e a volte la contrariava vedere sul proprio viso i tratti della madre. Allora si guardava con più ostinazione, cercando con la forza della volontà di cancellare la fisionomia della madre, di sottrarla, così da far rimanere solo ciò che era lei stessa. Quando ci riusciva, era un momento di ebbrezza: l’anima saliva sulla superficie del corpo, come quando un equipaggio irrompe dal ventre della nave, riempie tutto il ponte di coperta, agita le mani verso il cielo e canta”.

Milan Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere, Adelphi, Milano 1989.

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I DCA – Infanzia, adolescenza, età adulta

I disturbi del comportamento alimentare sono patologie complesse che riguardano solo apparentemente un disagio del corpo e della funzione alimentare, ma hanno piuttosto a che fare con uno stato di malessere e difficoltà profonda della persona.

L’anoressia e la bulimia colpiscono a tutt’oggi prevalentemente il sesso femminile (circa 90%) pur essendo in grande aumento negli uomini. Insorgono nella maggioranza dei casi durante l’adolescenza anche se l’eta’ di esordio della malattia si sta abbassando e, attualmente, si riscontrano sempre più casi nell’infanzia e nella pubertà (anoressia 0.3%, bulimia 1%, altri disturbi 6%).
In Italia si e’ stimato che la prevalenza di anoressia e bulimia, tra le donne di eta’ compresa tra i 15 e 24 anni, e’ di circa 65.300 casi, pari al 1.5% e che l’incidenza e’ di 15 casi per 100.000 abitanti, pari a circa 8.500 nuovi casi all’anno.

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IL LAVORO ANALITICO e quello con i genitori

Essere orientati dalla Psicoanalisi nella cura dei disturbi alimentari significa innanzitutto mettere al centro della cura il soggetto, il soggetto dell’inconscio per essere precisi, il che significa non considerare il sintomo un deficit o un disfunzionamento.

Nel caso dei disturbi alimentari, non si tratta di normalizzare il comportamento alimentare “disturbato”, bensì porre l’accento sul significato che il sintomo alimentare, nelle sue diverse declinazioni, assume come rivelatore della verità  intima del soggetto.

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THIGH GAP – Disturbi alimentari e immagine corporea

Il Thigh Gap, ovvero il desiderio di avere gambe magrissime che unite non si toccano l’un l’altra, è considerato un fenomeno che rientra nell’ampio spettro dei Disturbi del Comportamento Alimentare.

Questa condizione è considerabile come una forma “moderna” di manifestazione del sintomo anoressico. Per il soggetto questo disagio corporeo nasconde la propria radice in problematiche che andrebbero ricercate al di là dell’immagine corporea.

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COMUNICARE L’INDICIBILE – L’atto del silenzio

Non tutto passa attraverso la parola e c’è bisogno di dare un posto a questo indicibile, a questa verità  impossibile a dirsi, c’è bisogno di dargli un posto affinché si produca qualcosa di diverso da un sintomo, affinché non rimanga incistata nel corpo o nel pensiero.

Come comunicare ciò che non può dirsi? Shhhh. Silenzio!

Il silenzio non è mai da intendersi come un’assenza. E un gesto, un atto, è qualcosa che va al di là  della parola: “Il suo silenzio valeva più di mille parole”.

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