LE VOCI: SPECIALE ANORESSIA – 4° Ed.
Speciale disturbi alimentari.
Finalmente in edicola!
Niente pareti lilla, niente nastrini, ma niente musi lunghi. Ci hanno chiesto di nuovo il perché.
Beh, perché ogni cura mira, in definitiva, a una caduta dell’ideale. Come?
Per esempio non presentandosi sorridenti e chiccosi, sfoggiando il proprio essere vincenti e risolti. La tenerezza degli influencer che dichiarano che l’aspetto non conta la conosciamo.
Per esempio non assumendo pose da eroi che si battono contro il male.
Per esempio non ponendosi nella posizione della minoranza trascurata.
Per esempio non parlando come guru da uno scranno.
Per esempio non imbalsamando sui social i defunti, rendendoli in realtà, così, totalmente anonimi.
Per esempio non ricercando un protocollo unico perfino nelle azioni di prevenzione.
Per esempio lavorando a dissolvere i DNA, come si chiamano ora, a partire dalle parole che lo costituiscono.
Per esempio non parlando di epidemia sociale quando sappiamo che non è un virus, perché l’umano si bea di un’appartenenza a qualunque cosa, anche dolorosa.
Per esempio alludendo, aprendo, accennando, anche solo appena, all’implicazione del soggetto nel disturbo, e non descrivendolo come un qualcosa di estraneo, da debellare semplicemente.
Per esempio non dando per scontato che coinvolgere qualcuno o qualcosa intorno alla persona (sì, persino mamma e papà) sia necessariamente utile.
Per esempio non confondendo il non soffrire di un DNA con l’essere “sani”, perché altrimenti basterebbe la Rocchetta.
Per esempio non delirando, aprendo la settimana, la giornata, l’ora lilla tutti in coro urlando “non è una celebrazione”, ma seguirà aperitivo e DJ set.
Per esempio ricordandoci che noi facciamo una di quelle attività, in realtà, in cui meno persone vengono a trovarci meglio è, visto che non vendiamo scarpe.
Per esempio.