Anoressia

10 COSE DA NON DIRE

I Disturbi del Comportamento Alimentare, come Anoressia, Bulimia, Disturbo da Alimentazione Incontrollata, sono sofferenze caratteristiche della contemporaneità:

si calcola che siano più di tre milioni le persone a soffrirne solo in Italia, e per quanto possano insorgere a partire addirittura dagli otto anni d’età fino a età avanzate, la fascia più colpita è ancora quella giovanile.

Per questo il Centro Heta, in collaborazione con la Rete degli Studenti Medi, ha deciso di avviare una campagna di prevenzione e informazione rivolta ai ragazzi che ne soffrono e ai loro coetanei che, al di là delle spiegazioni mediche, hanno nella relazione e nel dialogo forse l’unico strumento utile per contrastare e arginare il fenomeno.

L’esperienza clinica insegna che non ci sono soluzioni valide per chiunque; per ognuno il sintomo assume un significato irripetibile, quindi crediamo sia superfluo consigliare cosa dire a chi soffre.
D’altra parte, invece, è molto utile suggerire COSA NON DIRE, perché le parole veicolano, involontariamente, molto di più di un significato letterale.
Le frasi contenute in questa guida sono state suggerite proprio da persone che soffrono o hanno sofferto di anoressia, bulimia, disturbo da alimentazione incontrollata e altre forme di disturbi alimentari.
Le parole “pesano”, a volte, molto più dei corpi.

Tutto ciò che abbiamo intorno non fa che dirci che bisogna essere forti, autosufficienti, freddi, positivi, vincenti, belli, bravi, innocenti, intelligenti. Perfetti, si potrebbe dire.

Stronzate!

Abbiamo deciso di scrivere questa guida con le parole di chi soffre o con quelle da cui si sono sentiti feriti, e questa è la parola pronunciata da una ragazza ospite di una struttura specializzata nel trattamento dei DCA, sul finale del docufilm Eat Me, di Ruben Lagattolla e Filippo Biagianti, prodotto dal Centro Heta nel 2016.
Perché non c’è nulla di male nel chiedere aiuto, ed è solo da questa domanda che può cominciare qualunque cambiamento.

“La psicoanalisi è un’opportunità, un’opportunità di ripartire” – Jacques Lacan.